Antico borgo

Storia dell'antico Borgo

Borgomanero anche nelle antiche carte si presenta nella sua costruzione come un parallelogramma, ad angoli retti, sia pure irregolari, fasciato da una parte dall’Agogna: caratteristica che, pur con l’ampliamento dell’impianto edificato degli ultimi secoli, non è di molto mutato.

Dal centro del Borgo dipartivano, e dipartono, quattro strade principali, che lo dividevano di fatto in quattro “quartieri”, distinti fra di loro dalla borgata, con la quale confinavano.

Così si avevano:
Quartiere di Baraggiola, Quartiere di Caristo, Quartiere di Cureggio, Quartiere di Vergano, i quali sono oggi così identificabili:

  • Baraggiola: quello compreso fra corso Garibaldi e corso Cavour;
  • Caristo: fra corso Roma e corso Cavour;
  • Cureggio: fra corso Mazzini e corso Roma;
  • Vergano: fra corso Garibaldi e corso Mazzini;

 

In alcune cartografie della seconda metà del 1800 è indicato un “Quartiere a Notte dell’Agogna”, identificabile con la “Regione Valera”, dove vennero edificate, nei primi anni del sec. XX, le scuole elementari, il Collegio Salesiano e l’Oratorio maschile Felice Piana.

carta Borgomanero

Quattro erano anche le “porte” d’ingresso al Borgo e pure queste assumevano il nome della loro posizione geografica.

Così si aveva:

  • Porta Riviera, o “Porta alla Riviera d’Orta” oppure ancora “Porta di Sopra”;
  • Porta d’Arona, o “Porta del Sempione”, oppure ancora “Porta Bagnoma” ;
  • Porta di Maggiora, detta anche “del Prestino”, per la presenza dell’importante molino del Prestino o Pristino.
    In qualche cartografia la stessa porta è indicata come “Porta Valsesia” ed ancora “Porta Torino”;
  • Porta Novara, o “Porta di Sotto”, a sud del Borgo sulla via, appunto, per Novara.

Di tutte credo sia di facile identificazione l’odierno riferimento, se si fa eccezione per quella indicata come Porta Sempione: l’attuale corso Sempione infatti è ubicato da tutt’altra parte, verso l’allora Porta Riviera.

Negli anni fra il 1825 e il 1828 le “porte” d’accesso al Borgo vengono abbattute. La prima a cadere sotto il piccone riformatore di un nuovo assetto urbanistico fu quella “di accesso al Borgo in direzione di Maggiora”. L’anno successivo vennero abbattute la “Porta di Novara” e quella della “Riviera d’Orta”. L’ordinanza prevedeva l’abbattimento, nello stesso anno 1826, anche della “Porta Bagnoma o d’Arona”, ma la mancanza di fondi protrasse sino al 1828 la sua fine.

Fu nel 1890 che i liberali presenti in Consiglio Comunale proposero ed ottennero, con la Deliberazione del 25 ottobre (Rinomenclatura di alcune vie e rinumerazione generale delle case), che le quattro contrade prendessero una nuova denominazione con la qualificazione di “corsi“. Così si ebbero le modifiche seguenti:

  • la piazza Principale divenne piazza Vittorio Emanuele II (l’attuale P.za Martiri);
  • la “Porta Riviera” divenne corso Giuseppe Garibaldi;
  • la “Porta Novara” divenne corso Roma;
  • la “Porta Valsesia” divenne corso Giuseppe Mazzini;
  • il “viale della Stazione Ferroviaria” divenne corso Camillo Benso conte di Cavour.

Il Borgo nelle antiche descrizioni cartografiche

La cintura difensiva di Borgomanero nella seconda metà del ‘300 è accreditata dalla tendenza circolare, all’esterno del centro abitato (che faceva perno sulle linee rette delle sue vie in quadro alla Piazza principale) del vicolo san Leonardo, del vicolo Agogna, della via della Torraccia, del vicolo Caneto, della via Palazzina, che costituivano una strada chiamata di “lizza” la quale immetteva nel centro abitato, correndo parallelamente all’abitato stesso in corrispondenza di mura e fossati.

“Borgomanero, luogo insigne del novarese, giace in una perfetta pianura presso l’Agogna sotto l’estremo lembo del Mergozzolo…” così il lessicografo rosminiano Vincenzo De Vit inizia l’introduzione alle sue “Memorie Storiche di Borgomanero e del suo mandamento” (Edizioni 1859 – 1880).

Vediamo, sia pure succintamente, la descrizione onomastica che Gerolamo Erba (questo il nome del funzionario che lo redige) rende del Borgo di allora:
“Borgomanero luogo cinto di muraglia, con sua fossa attorno e quattro porte, per le quali si entra in detto luogo, lontano da questa Città di Milano circa miglia quarantotto, da quella di Novara miglia quindeci e più, da Vercelli ventisei in circa, da Arona cinque, e dalla Valsesia miglia cinque in circa, il di cui territorio è di pertiche 32 mila 902, tra arabili, prati, vigne, boschi, pascoli, brughere e zerbidi et è confinante con li territorii di Cureggio, Cressa, Veruno, Mazate di sotto, Mazate di sopra, Invorio Inferiore, Briga, Gozzano, Vergano di Sopra e Maggiora.

Essere sottoposte al detto Luogo tredici Cassine, una chiamata li “Cassinali” detta la Baraggiola, altra detta li Cassinali d’Agogna (San Marco), altra li Cassinali della Pelozza (Santa Croce), altra li Cassinali di Vergano di sotto (Santo Stefano), altra la Cassina Barbarana, altra la Cassina di Cirella, altra le Cassine della Piovada, altra la Cassina di Rivano, altra la Cassina di Poncina, altra il Cassinale di Parolina, altra le Cassine di Caristo o sia la Torre, altra le Cassine di Santa Cristina, et altra detta le Cassine della Sorga.
Come si vede la conformazione della cinta muraria del Borgo non si scosta molto col passare dei secoli, se non con l’estensione, al di là della stessa, di nuovi edifici, a cominciare dall’800, quando vengono abbattute le mura e le “porte”.

Via Borgomanero

A Borgomanero sono dedicate vie urbane a Roma e a Torino, oltre ad altre che, per direzione viaria portano al Borgo dai viciniori Comuni di Briga Novarese, Cressa, Cureggio, Gargallo, Bogogno, Veruno, Paruzzaro, Maggiora.

Sebbene non si abbia una precisa indicazione le cronache e la testimonianza del protagonista accreditano al nome della nostra Città una cima della “Sierra Nevada” in Colombia, conquistata nel 1958 dall’alpinista borgomanerese ing. Piero Ghiglione, durante una spedizione italiana da lui guidata.

Lo stesso glorioso alpinista aveva portato, nel 1934, col tricolore italiano il “gonfalone” di Borgomanero sulla cima del Golden Thronen (m. 7775) conquistata durante la spedizione internazionale del prof. Djrenfurt all’Himalaja.

[Testo tratto da “Onomastica della Città di Borgomanero” di Giuseppe Bacchetta]